Veli Varos, la periferia di Spalato all'epoca, era un’area suburbana con piccole case di pietra, cortili verdi e strade strette, dove vivevano poveri, pescatori e contadini. Battezzato nella chiesa di Santa Croce a Veli Varos, Emanuel trascorse la sua infanzia in un ambiente pittoresco, vicino al porto di Spalato, al vecchio cantiere navale ed al "Matejuska”, il piccolo porto di pescatori. Avendo vissuto in una famiglia povera e nel quartiere povero, Emanuel Vidovic è sempre rimasto un pittore di "piccole persone", di pescatori e contadini, degli stretti vicoli, di antiche chiese e i dei suoi modesti atelier.
I ricordi e le impressioni dell’infanzia e dei vecchi ambienti di Spalato e di Trau, dove trascorreva le vacanze estive, avranno un impatto significativo sulle sue opere negli ultimi anni della vita.
Nel 1877, quando Emanuel aveva solo sei anni, suo padre Ivan morì. Lo stesso anno inizia a frequentare la scuola elementare pubblica, dopo di che si iscrive al “Ginnasio reale” nel 1881. Scolaro disinteressato, nel 1894 si dedica al disegno e, infine, nel 1886 lascia la scuola per studiare disegno in privato, preparandosi per l'esame d’ammissione all'Accademia di Belle Arti di Venezia.
Nel 1887 s’iscrive al dipartimento di scultura all'Accademia di Belle Arti, ma solo 2 anni dopo si dedica alla pittura, ispirandosi ai paesaggisti veneti e ai colleghi più anziani. Insoddisfatto dell'approccio conservatore, nel 1890 Vidovic lascia l'Accademia e inizia a dipingere il paesaggio veneziano e l'interno della Cattedrale di San Marco. Affamato e senzatetto, ma deciso a diventare un pittore, rifiuta di tornare a casa a Spalato e rimane a Venezia.
Nel 1894 (paradossalmente, da Milano e non da Venezia!) scopre Chioggia: insieme ad altri pittori viaggia da Milano per dipingere il paesaggio e motivi di questo pittoresco villaggio di pescatori ai margini della Laguna veneta. Lo stesso anno, per la prima volta, espone un dipinto con il motivo di vita peschereccia veneziana alle "Esposizioni Riunite" di Milano, accanto ai più grandi pittori italiani dell'epoca, Giovanni Segantini ed Ettore Tito. L'anno successivo espone altri due dipinti, con motivi veneziani simili, alle "Esposizioni permanenti" a Milano.
Dopo 8 anni in Italia, nel 1895 torna a Spalato. Ritornato a casa, trova un clima culturale favorevole, dovuto principalmente all'entusiasmo dei giovani intellettuali, pittori, scrittori e musicisti croati. Influenzati dal movimento d’arte moderna, questi in particolare enfatizzano le componenti liriche e simboliche dell'arte. Nel 1896, Vidovic espone il suo primo dipinto in patria, nella vetrina del "salone di moda di Seveglievic", nella piazza principale di Spalato, che suscita grande interesse pubblico e di stampa.
L'arte lombarda non ha avuto un impatto significativo sulla sua pittura. La sua permanenza a Milano, però, lo mise in contatto con i divisionisti italiani dai quali apprese la nuova tecnica di pittura “per punti”, adattandola presto alla sua visione. Oltre all'arte individuale e originale di Giovanni Segantini (la cui tecnica di divisionismo ispirerà brevemente Vidovic), tutte le altre "influenze" derivano dai macchiaioli e dai paesaggisti veneti, dai classici Guardi e Canaletto, e, dai suoi contemporanei, Ettore Tito, Giacomo Favretto e Pietro Fragiacomo.
Già in questo periodo, Emanuel Vidovic presenta una doppia immagine del mondo reale: la prima inquadrata nel realismo e nel verismo e l'altra nel simbolismo e nella visione. I suoi primi quadri sono piccoli "studi del paesaggio" (schizzi) su legno e/o cartone, dipinti all'aperto, in “plain-air”, utilizzando punti di colori puri e luminosi casualmente applicati, o macchie di colori scuri ulteriormente scuriti con il grigio (influenza di macchiaioli e veristi). Insieme ai piccoli schizzi, Vidovic fa anche le tele sull'olio, di dimensioni medio-grandi, realizzate nell'atelier (principalmente paesaggi al tramonto e temi tratti dalla letteratura). Alcuni di questi tramonti ed albe, malinconici e romantici, riflettono già lo spirito del simbolismo.
All'inizio del 1899, a Chioggia, si sposa con Amalia Baffo. Dopo il matrimonio, tornano a Spalato, dove il loro primo figlio, Slavan, nasce alla fine dell'anno. Con la fondazione del "Circolo letterario e artistico" nel 1900, la città di Spalato viene coinvolta in eventi contemporanei e nel movimento moderno. I membri di questo circolo sono grandi scrittori, pittori, scultori e architetti. Attraverso le loro opere, questi hanno creato la vita culturale e artistica di Spalato, ponendola al di sopra dei confini provinciali e affiancandola a quella europea. Il Circolo, guidato dallo scrittore Ivo Vojnovic, ha riunito numerosi scrittori; Ante Tresic Pavicic, Vladimir Nazor, Milan Begovic, Bozo Lovric e Dinko Simunovic, pittori; Emanuel Vidovic, Josip Lalic, Ante Katunaric, Andjeo Uvodic e Virgil Meneghello-Dincic, scultori; Ivan Mestrovic, Toma Rosandic e Branislav Deskovic ed architetti; Emil Vecchietti, Ante Bezic e Kamilo Toncic. Emanuel Vidovic è uno dei membri più agili della società, nel vasto campo della promozione culturale ed artistica.
Nel 1901, nel foyer del "Teatro pubblico" di Spalato, insieme al pittore Josip Lalic, Emanuel Vidovic inaugura la sua prima grande mostra. Insieme agli oli, Vidovic espose anche le sue caricature, considerato perciò il fondatore della caricatura a Spalato ed in Dalmazia. Nel 1903 espone a Praga e, alla fine dell'anno, organizza la sua prima mostra personale a Spalato. Solo un mese dopo, a sue spese, Vidovic organizza un'altra mostra personale a Zagabria. Alla fine del 1904 partecipa alla "Prima mostra jugoslava" a Belgrado dove ottiene un successo inaspettato. Nello stesso anno, alla mostra "Hagebund" di Vienna, espone il grande olio chiamato "L'ora che volge il desio (Dante)", grazie al quale ottiene l'attenzione anche della stampa viennese. Nel 1905, alla mostra di Zagabria, imperatore e re Francesco Giuseppe I d'Austria acquista il suo dipinto "La città si sveglia". Dai libri del tesoro reale sembra che Vidovic sia al 2 ° posto di pagamenti, il che’ ci dice qualcosa dell'apprezzamento e della reputazione del pittore all'epoca.
Nonostante la vendita di alcuni dipinti, soppresso dalle difficoltà sociali, Vidovic decide di fare un nuovo viaggio a Chioggia. Lì ci si trasferisce insieme alla moglie e ai bambini alla fine del 1905, nella casa di famiglia di sua moglie. Nell'Italia centrale, dove ha visitato l'insediamento dei croati molisani (in Abruzzo e Molise), ha dipinto la sua ultima grande opera su traccia della tradizione italiana della pittura "sul aperto", il grande "Mundimitar". Insieme alla famiglia, rimane a Chioggia fino alla primavera del 1906, sempre con il problema esistenziale irrisolto.
Le opere più importanti di questo periodo, tuttavia, sorgono a Venezia, sui canali, alla luce del mezzogiorno e con la più pura “tavolozza impressionista” mai vista nella pittura croata (I. Zidic). Intorno al 1900, c'è un cambiamento evidente nella sua pittura: le mosse sparse sostituiscono colpi e scaglie; l'atmosfera vibrante della laguna è soppressa da specchi metafisici; i paesaggi sono prevalentemente deserti, al tramonto, senza voce o gesti.
Nel 1903, con le "Visioni di Spalato", Vidovic ritorna all'interpretazione impressionista, tuttavia, senza traccia di densità materiale veneziana e di vibrazione della superficie.
Nel 1904, visitando l'insediamento dei croati molisani in Italia centrale, ha dipinto la sua ultima grande opera sulla traccia della tradizione italiana di pittura "sul aperto", il soleggiato "Mundimitar", usando una chiara tavolozza impressionista con colori applicati per punti liberi. Nello stesso anno, Vidovic dipinge il dittico, capolavoro "Piccolo Mondo" ("omaggio a Segantini"). È un esperimento mai ripetuto; un paesaggio leggermente stilizzato, fatto con la tecnica del pointilismo divisionista ed eseguito con colori puri applicati per tratti appuntiti.
Alla fine di questo periodo, Vidovic restringe la sua tavolozza al monocromo, dove entrambi, il cielo e il mare diventano gli stessi.
Nell'autunno del 1907, torna a Spalato e si stabilisce con la famiglia, prima in Veli Varos e poi in via Matosiceva n. 9, sempre a pochi passi dalla sua casa natale, nel quartiere della sua infanzia. Nelle vicinanze, nel vecchio teatro di piazza “Prokurative”, Vidovic affitta una stanza e dispone il suo nuovo studio d'arte. Nel 1908, la città di Spalato è fiorente: viene aperta "La Casa Croata", edificio secessionista dell'architetto Kamilo Toncic; dopo vent'anni viene svelato il rinnovato campanile della cattedrale di San Doimo, la "Prima mostra d'arte dalmata" viene inaugurata nelle aule della "Casa Croata" e viene lanciata la rivista satirica "Duje Balavac" ...
Emanuel Vidovic è il co-fondatore della rivista ed anche il caricaturista, insieme ad altri 2 pittori di Spalato, Ante Katunaric e Virgil Meneghello-Dincic. La "Prima mostra d'arte dalmata", iniziata da Vidovic, è stata un grande successo: un grande eco di stampa nazionale ed estera, 7.000 visitatori (nella città di 18.000 abitanti) e un buon numero di dipinti venduti. Nel dicembre 1908 viene fondata la “Società artistica croata Medulic". Il presidente nominale della società è Vlaho Bukovac, e il suo vice, in realtà, il vero presidente, è Emanuel Vidovic. Nel 1909, Vidovic è nominato professore di disegno alla "Scuola d’artigianato" di Spalato e con questo avrebbe risolto temporaneamente le sue preoccupazioni esistenziali di base. Alla fine dell'anno, la società "Medulic" organizza una grande mostra a Lubiana. Nel 1910, Vidovic torna in Italia e, alla fine dell'anno, "Medulic" organizza un'altra grande mostra a Zagabria. Il 1912 è l'ultimo anno di edizione della rivista "Duje Balavac". Nell'estate dello stesso anno, Vidovic viaggia per l'ultima volta a Chioggia e Venezia. In quell'occasione realizzò un gran numero di dipinti, soprattutto di formati più piccoli, alla periferia di Chioggia, nelle paludi e vicino alle case contadine abbandonate.
Durante il primo conflitto mondiale, il pittore si ritira nel suo nuovo atelier, sistemato nella grande sala del ristorante del teatro pubblico, chiuso a causa di guerra. Nel 1915 nasce il suo nono ed ultimo figlio, Igor, che presto muore di "influenza spagnola" nel 1918, all’età di soli 3 anni. Dopo la morte del figlio, Vidovic visita spesso il cimitero e lo "sposta" nei suoi dipinti. Alla morte del figlio il pittore ha sofferto di una profonda depressione, che sarebbe durata probabilmente fino alla fine della sua vita.
Emanuel Vidovic rimarrà nello studio del teatro fino al 1919, quando, con l'ultima mostra collettiva della società "Medulic", la vita artistica di Spalato viene ripristinata. Sul bastione vicino al teatro, il pittore organizza il suo nuovo atelier.
La "Mostra di artisti jugoslavi dalla Dalmazia" di Medulic, come molte altre mostre del dopoguerra, aveva un carattere politico-propagandistico. Questa era una protesta contro l'imperialismo italiano, un'opposizione alla propaganda italiana sull'indivisibilità dell'arte e della cultura dalmata da quella veneta. All'epoca, l'Italia si appropriò della maggior parte della costa croata e un tale manifesto e protesta degli artisti dalmati, guidati dal famoso scultore Ivan Mestrovic, fu necessario particolarmente in riguardo alla flotta alleata, ancorata a Spalato nello stesso momento. Vidovic non solo ha partecipato con le sue opere alla mostra, ma ha anche contribuito maggiormente alla sua organizzazione. Nello stesso anno, "Medulic" organizzerà a Spalato la grande mostra personale di Emanuel Vidovic. Nei prossimi 3 anni, questa mostra, con piccoli cambiamenti, verrà presentata a Zagabria, Belgrado e Osijek. Alla fine del 1919 / inizio 1920, Vidovic organizza il suo nuovo atelier, nell'attico dell'ex consiglio comunale, quello in cui è rimasto più a lungo (fino al 1941/1942, inizio della seconda guerra mondiale).
Fino al 1916, approssimativamente, c'è una graduale declassazione del suono tonale e del livello materiale, mentre, nel 1918 e nel 1919, diverse versioni del "porto di Spalato" sono completamente tonali. Durante la prima guerra mondiale, il pittore lavora isolato nel grande spazio del suo atelier, nel chiuso "Teatro pubblico". In questo periodo realizza alcune opere nuove e diverse, principalmente paesaggi su tele di grandi dimensioni, dipinte con spessi strati di punti colorati. I dipinti erano perlopiù scuri, con solo sporadiche ed emblematiche gocce di luce che rivelavano il paesaggio.
Tra il 1925 e il 1929, Vidovic scopre il suo vecchio atelier, arricchito di una serie di motivi, di cui non aveva pensato prima. Nel corso degli anni, si è effettivamente circondato di oggetti che lo hanno sempre attratto: sculture barocche, vecchie bambole, lampadari, cimeli, fiori di carta, vecchie cornici, maschere ed altre antichità. Nel 1926 dipinge la sua prima natura morta. Questi dipinti, insieme a quelli della “serie pastello”, sono rivelati nelle mostre di Spalato e Zagabria nel 1929 e Belgrado, nel 1931. Molti dei dipinti di quel periodo sono considerati i veri capolavori d'arte, come, per esempio, "Dall’Atelier”, "La Vecchia bambola", "La natura morta con il vecchio orologio", "Grongo"…
Nel 1939/40 Vidovic si ritira dalla sua professione d’insegnante di scuola. Nel 1940, Erih Slomovic, segretario di Amboise Vollard e famoso collezionista d'arte, gli fa visita a Spalato, intenzionato di organizzargli una grande mostra personale a Parigi. Questo piano, sfortunatamente, non è mai stato realizzato, a causa dell’imminente grande guerra mondiale. La mostra personale di Vidovic con gli interni delle cattedrali di Spalato e di Trau, allestita nel salone "Galic" ed inaugurata nel 1941, è stata una grande festa d'arte ed un simbolico "saluto alla pace". Pochi giorni dopo che i dipinti furono rimossi dalle sale espositive, le prime bombe caddero su Spalato e iniziò l'occupazione italiana della città.
Durante la guerra, la casa divenne il suo intero mondo. Dal 1941, non frequentò mai più il suo vecchio atelier. Visitò ancora qualche volta la cattedrale vuota di Spalato e il monastero di Poljud, e poi si chiuse nella stanza, dipingendo nature morte con frutta e fiori, pesci e granchi, uccelli morti. Nel 1942 rifiuta l'invito delle autorità italiane ad esporre alla "Mostra d'arte spalatina" che si tiene nel centro della città occupata. Nonostante la sua opposizione, decine di suoi dipinti sono stati esposti alla "Biennale" di Venezia. All'età di 72 anni, le autorità fasciste lo puniscono per non obbedienza, sistemando lui e la sua famiglia in un appartamento più piccolo (oggi in Matoševa ulica n. 9). Questo fu l’ultimo trasloco del pittore.
Gli interni delle chiese di Spalato e Trau (1938 - 1942), simile agli interni d’atelier, sono dipinti con nuovo senso di spazio, ma con una maggiore tridimensionalità e profondità. Con colpi vivaci Vidovic riesce a sradicare il volume e il peso dagli oggetti, estraendo però, eccezionalmente, l'interazione di luce e colore sulla superficie del dipinto.
Dal 1938, in particolare durante la seconda guerra mondiale, Vidovic iniziò a ritirarsi nel suo atelier, dipingendo interni e nature morte con oggetti raccolti nel corso degli anni. I primi dipinti di questa serie sono più luminosi, realizzati con vari colori e con i colpi dinamici e vivaci. I lavori successivi (dal 1942 in poi) sono più scuri, con colori armoniosi, approfonditi di grigio. Gli oggetti sono distaccati dalla luce e dal mondo esteriori, stando fuori dallo spazio scuro e vago; la pennellata è morbida e la tavolozza è delicata e silenziosa. Nonostante le differenze, in tutti gli interni, il pittore ha utilizzato il disegno per unità dimensionali e compositive, una semplice configurazione, una formazione morbida e un'adeguata armonia di colori e toni. Macchie di vari colori e spessori creano una superficie vibrante, collegando tutti gli elementi in un'unità fusa, producendo un ambiente unico.
Nel 1949, finalmente, Emanuel Vidovic è nominato membro (corrispondente) di '"Accademia Jugoslava di Scienza ed Arte". Nel 1950, durante una delle solite passeggiate (la cui ultima destinazione era sempre il "caffè Bellevue" sul lungomare di Spalato), scivolò, cadde e ruppe il femore. Fu questa l'ultima volta che uscì di casa.
Nel 1952, "L’Accademia", col onesto impegno di alcuni amici e ammiratori (Marino Tartaglia, Jerolim Mise, Vjekoslav Parac e Miroslav Montani), gli organizzò una mostra retrospettiva, piuttosto piccola ma importante, in "Galleria moderna" di Zagabria. Una mattina piovosa, il giorno del 1 giugno 1953, dopo tre anni di malattia, Emanuel Vidovic morì nella sua casa a Spalato. Il giorno dopo il pittore fu sepolto con una semplice cerimonia funebre tenuta nella Cattedrale di San Doimo, dietro le porte del maestro Buvina, nello spazio che già da tempo era la casa sua.
Nella fase finale, quella espressionista, Vidovic dipinge principalmente dai suoi ricordi, principalmente motivi di Spalato e Trau. Ogni paesaggio è dipinto come lo vedeva ancora il pittore mentre lo scenario reale è stato completamente cambiato nel corso degli anni. In questi dipinti non ci sono piani pazientemente costruiti né toni sinfonicamente armonizzati. Questi sono tutti disegni aggressivi di un universo dematerializzato, a colori che non seguono le regole della natura giacche’ quelle del pittore. Vidovic pratica nuovamente i punti, ma non limita la tavolozza solo a poche tonalità e usa sempre un colore diverso sul dipinto (grigio, marrone, rosso, blu, giallo, verde). Colpi corti, appassionati e rapidamente applicati, dissolvono il tema in un'immagine delicata ed instabile dei suoi paesaggi di reminiscenza. Il motivo è marginalmente delineato solo attraverso macchie o punti colorati, completando l'unità di oggetti e spazio. In questi dipinti Emanuel Vidovic crea un'atmosfera unica, anche se diversa in ogni opera, e sottolinea più che mai, lo stile personale e inimitabile della sua pittura.
Fonti:
Duško Kečkemet, EMANUEL VIDOVIĆ - Život i djelo, Matica Hrvatska, Zagreb 1959.
Duško Kečkemet, EMANUEL VIDOVIĆ - Život i djelo, Agram, Zagreb 2000.
Igor Zidić, (predgovor), Umjetnički paviljon u Zagrebu, 1971., Zagreb, Retrospektivna izložba Emanuel VIDOVIĆ 1870 / 1953.
Igor Zidić, (umjesto predgovora) E. VIDOVIĆ, Galerija umjetnina Split, 1982., Split, Retrospektivna izložba 1870. – 1953.
Igor Zidić, (ljetopis) Emanuel Vidović 1870-1953., Retrospektivna izložba, Zagreb 1987.
Nela Žižić, Preface, Emanuel Vidović 1896. – 1906., Emanuel Vidovic Gallery, December 2009 – January 2010, Split City Museum
Nela Žižić, Emanuel Vidović “Privremeni postav Galerije” December 1999, catalogue, Split City Museum.
Nela Žižić, Preface, Emanuel Vidović, Works kept in the Emanuel Vidović Gallery, Varaždin City museum, September – October 2011
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